Su facebook ho avuto una bella discussione sul tema degli stranieri in Italia e volevo fare un sunto di quello che è il mio pensiero.
Io sono molto pragmatico.
Sono 10 anni che metto in campo tutti gli strumenti possibili, anche con il commercio equo e solidale, per promuovere i diritti umani che non hanno confine, nè colore, nè razza.
Tanti commentavano “ma invece di pensare ai problemi che abbiamo qui”.
Viviamo in un mondo globalizzato.
Oggi le dislocazioni delle aziende nel sud del mondo e la perdita del lavoro e dei diritti nel nord del mondo dimostrano come le mie preoccupazioni erano fondate. Se si analizzano i problemi globali si trovano soluzioni anche per il locale (vedi GAS)
Se non garantiamo diritti umani per tutti li sottrarranno anche a noi. E’ una gara verso il basso. Le nostre aziende sfruttano la manodopera in tanti paesi all’estero e l’economia dell’Italia per competere deve rinunciare ai diritti dei lavoratori. A questo servono i clandestini (stranieri che non possono essere regolarizzati) inventati dal governo.
Non possiamo pensare di avere il predominio culturale, valoriale. Non siamo gli unici che combattono o hanno combattuto per i propri diritti.
I Governi occidentali, le banche, il fondo monetario internazionale hanno il predominio economico sui paesi del Sud del Mondo e il nostro benessere è garantito dalla povertà di milioni di persone.
Noi forse non abbiamo colpe dirette, ma dovremmo incominciarci a porci il problema che il nostro stile di vita si sostiene sullo sfruttamento degli altri.
L’incontro tra culture presenta molte difficoltà, ma può solo arricchirci e questo la storia può raccontarlo. Bisogna accettare la sfida se vogliamo un futuro migliore.
Se un giorno arrivasse una dittatura in Italia o una calamità naturale sconvolgesse la nostra nazione vorremo essere scacciati dagli altri stati o sarebbe auspicabile la solidarità e l’attivismo internazionale?
E’ ora di parlare di identità terrestre