Il 20 marzo 2010 a Roma si svolgerà la manifestazione nazionale per chiedere una gestione pubblica dell’acqua.
L’acqua è di tutti E deve essere pubblica. Difendiamo i beni
comuni
A napoli parte un Autobus per la manifestazione nazionale a roma per 10 euro a/r. Info e prenotazioni 3290078243
La posizione del MoVimento Cinque Stelle sull’acqua è nel programma
Sul tema RICEVO, CONDIVIDO e PUBBLICO
La Rete Civica ato3 Campania – da sempre a difesa dei diritti delle maestranze – evidenziando le irregolarità e il non rispetto della loro tutela da parte del privato, che in ambito vesuviano-sarnese è la GORI SpA,
RIBADISCE CHE I COMITATI CITTADINI SOSTENGONO E SONO AL FIANCO DEI LAVORATORI.
CHI CREDE CHE PRIVATO E’ MEGLIO PERCHE’ SIGNIFICA SICUREZZA E LAVORO, OGGI DEVE RIVEDERE LA PROPRIA AFFERMAZIONE.
DIRITTO AL LAVORO, DIRITTO ALL’ACQUA E AI BENI COMUNI, PER TUTTI!!!
16 LAVORATORI DELLA GORI LICENZIATI
L’azienda stabiese, che fa capo alla Gori, non ha rinnovato il contratto di sedici lavoratori, che da oggi sono ufficialmente disoccupati: striscioni di protesta per le strade cittadine.
Sedici futuri spezzati. Sedici famiglie sul lastrico. Per loro niente rinnovo del contratto a tempo determinato, scaduto il 30 settembre. Sono, o meglio, erano dipendenti della Acquaservizi, società di Castellammare appaltatrice dell’indotto Gori. E proprio mentre la Gori annuncia lavori di diversi anni ad Ercolano, con finanziamenti di quasi 3 milioni di euro, una sua azienda è costretta a non rinnovare 16 contratti.
L’Acquaservizi, per tre anni, ha lavorato su commissione, in genere tre o quattro all’anno, dando lavoro a 55 operai. «Ci occupiamo della lettura dei contatori- spiega Giovanni- censimento delle utenze, pulizia degli impianti, distacco ai morosi…».
Percorrendo via Trentola verso piazza Pugliano, spunta lo striscione «15 famiglie licenziate». Secco e chiaro il messaggio, senza giri di parole, così come la protesta dei lavoratori, fermi da ieri all’esterno degli uffici della Gori ad Ercolano. Senza troppo clamore, quello che chiedono d’altra parte, è di poter lavorare per poter mantenere le proprie famiglie. Nonostante ciò, verso le ore 12,30 dagli uffici hanno chiesto l’intervento del commissario di polizia, che non ha potuto far altro che cercare di rassicurarli.
Giovanni e Natascia sono i più giovani, 26enni, ma tra i 16 mandati a casa molti sono i lavoratori che hanno tra i 40 e i 50 anni. I più sono stati i primi ad essere assunti, tre anni fa, quando questa società vide la luce. In gioco, però, non c’è solo il futuro dei sedici lavoratori.
«Su sedici licenziati, 15 hanno famiglia- continua Giovanni- e purtroppo fra noi c’è chi ha i figli in dialisi , la moglie malata e chi non potrà mandare sua figlia all’università, anche se si è diplomata a pieno voti e promette una carriera universitaria eccellente».
Compatti i lavoratori in strada chiedono solo rassicurazioni. A lottare con loro ci sono anche i non licenziati, perché si sa, domani può capitare a chiunque. Il dirigente della Gori Marati esprime la sua solidarietà e assicura che la società sta cercando di trovare una soluzione.
«Per il momento ci hanno proposto di partecipare alle gare di appalto- afferma uno dei licenziati- Il problema è che l’Acquaservizi ha scarse possibilità di competere con le altre, perché ha tutti i dipendenti inquadrati e tutti i mezzi, mentre gli operari di altre aziende sono sottopagati (25 centesimi a lettura) e lavorano a cottimo».
Qualcun altro arrabbiato si spinge oltre e accusa: «Tutti sappiamo qual è il problema. È la politica. Ecco perché abbiamo scritto non mantenete le promesse. Qui siamo stati assunti grazie ai politici. La Gori non poteva più assumere, così è nata l’Acquaservizi, adesso che non serviamo più vogliono buttarci via?»
Autore: Rachele Tarantino