Caro Cosmo,
sai benissimo che io ho una cultura di sinistra formatosi negli anni attraverso la lettura di riviste come Smemoranda, Carta, Internazionale, Il Manifesto, E-Mensile. Per questo ho conosciuto Serge Latuche, Vandana Shiva, gli Zapatisti (che ho avuto la possibilità di conoscere direttamente) , i Sem Terra attraverso il commercio equo e solidale ed Alex Zanotelli che tutti noi napoletani abbiamo la possibilità di incontrare spesso e che riesce sempre a regalarci parole e concetti illuminanti.
Su Carlo Marx c’è una disputa interna alla sinistra tra chi afferma che nei sui scritti introduce i temi della decrescita e chi, invece afferma di no. Io non lo so perché non ho mai letto un suo scritto per intero, figuriamoci tutta la sua produzione.
Questi soggetti che ho citato provengono da una cultura di sinistra, ma sono fortemente critici rispetto a tantissime manifestazioni passate e presenti della sinistra che esistono nelle istituzioni, ma anche in tante persone simpatizzanti della sinistra. Sono persone che non si limitano a scrivere a teorizzare, ma partendo dal basso hanno fatto della loro vita un manifesto. Che si attivano concretamente su specifici settori. Vandana Shiva con la banca dei semi, Serge Latuche applicando nella sua quotidianità i criteri della decrescita, gli zapatisti che ai autogovernano, i Sem Terra che occupano terre, Alex Zanotelli che usa il suo corpo per proteggere i poveri, gli immigrati, che si batte per l’acqua pubblica. Ho meno interesse per gli “intellettuali” che non accompagnano il dire con il fare.
E’ ovvio che ci sono persone con nome e cognome che usano i loro strumenti di potere, militari, economici, politici, criminali e spesso tutto insieme, per sopraffare gli individui più deboli della società. E nonostante in questi anni tanti hanno voluto confondere le acque per fortuna la consapevolezza delle persone su questo tema sta crescendo.
Quello che io non riesco a fare è suddividere la società in 2 grossi blocchi: i padroni e i proletari.
In realtà ho una grossa difficoltà con i processi di catalogazione degli individui, inventati dall’uomo per semplificare la realtà. Ogni volta che qualcuno utilizza un termine di catalogazione nei miei confronti (grillino, equo e solidale, ambientalista, comunista, politico, pank-bestia, verde, etc.) non posso che storcere il naso e provare un forte senso di fastidio.
Lo trovo un modo volgare, avvilente, rassicurante di ingabbiare le persone perché non si ha la forza o la voglia di affrontare le diversità, le sfumature degli individui (ci vuole troppo tempo, pazienza e volontà di mettersi in discussione)
Uno dei grossi errore di parte della sinistra (non solo il PD) io trovo che sia quello di volersi rivolgere alle masse, alle categorie o alle classi.
Affrontato quindi i fattori “più semplici”, spero che adesso riusciamo a comprenderci su quelli più complessi. La riduzione degli sprechi non deve sottrarre alcun diritto, ne danneggiare il multiuniverso degli individui deboli del mondo, ma è una strada che dobbiamo iniziare a percorrere con una certa fretta e precisione se vogliamo che questo mondo basti per tutti.
P.S. Grazie per aver stimolato queste riflessioni
P.S.2 Su l’articolo di Wu Ming risponderò appena possibile
Spiccata riflessione, grazie
Un saluto dai Marinai di Vongole & Merluzzi
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2012/01/03/occupy-myself/
Tralasciando per adesso Marx, sono daccordo con la prima parte di questo post, che è molto vicina a quello che volevo dire io. Riguardo il non dover schiacciare le diversità e le individualità sotto i macigni delle categorie, sono daccordo anche su questo. Quello di cui scrivevo io, però, è ben lontano da quel tipo di classificazioni che gli adolescenti usano fare tra alternativi, punkabbestia, chiattilli, cuozzi, etc. e da altre simili “etichettetature” degli esseri umani. Quello che dico è che esiste la necessità di fornirsi di categorie adeguate ad interpretare la realtà. Senza adeguate categorie, non può esistere conoscenza. Senza una categorizzazione della realtà non esisterebbe la Matematica, la Fisica, la Chimica e le altre scienze, non sarebbe stata possibile l’Ingegneria. Sul piano sociale, non esisterebbe la Sociologia, la Storia intesa nel senso moderno, la stessa Economia (incluse le teorie economiche sulla decrescita felice). Prendo come esempio la Fisica, che conosco meglio: in Fisica si usano delle categorie mentali, che di fatto dividono l’universo in classi, semplificandolo moltissimo. In Fisica si adottano dei modelli matematici semplificati, ma nessuno scienziato è così stupido da confondere la realtà con il suo semplificato modello matematico. Queste categorie sono mantenute finché risultano utili per migliorare la conoscenza, ma nessuno scienziato da loro un valore assoluto, di tipo “religioso”, e queste categorie vengono cambiate nel momento in cui non risultano più utili, ma dannose, allo sviluppo della scienza. E’ avvenuto così con Galilei, con Cartesio, con Einstein, con Planck, ed altri scienziati. Viceversa, è vero che ognuno di noi è un individuo unico e irripetibile, ma è anche vero che nessuno di noi è caduto dalle nuvole, non siamo Robinson Crusoe: ognuno nasce e cresce in un determinato contesto sociale ed economico, ognuno cresce facendo esperienze nel contesto in cui vive, e diventa adulto in questo contesto, anche influenzato dall’eredità morale ed economica dei propri genitori. Si è ovviamente liberi di agire in questa vita, ma la nostra azione, oltre ad essere influenzata dagli elementi di cui sopra, è anche vincolata a svilupparsi nel contesto in cui viviamo. A questo punto spero di aver spiegato il mio punto di vista sulla necessità di utilizzare delle *adeguate* categorie mentali per analizzare la realtà sociale, senza mai pensare che gli individui si riducano alle classi sociali, e senza mai pensare che le classi sociali siano categorie eterne ed immutabili. Quali sono queste adeguate categorie mentali? E’ difficile dirlo in questo momento di grande confusione sociale. Di una cosa sono certo però, che il contributo (e non mi riferisco solo alla decrescita) dato da Marx sia imprescindibile per qualsiasi analisi della realtà sociale, e che chiunque voglia “cambiare il mondo” debba investire un po’ di tempo nella lettura di Marx (per un primo approccio consiglio il “Compendio” di Carlo Cafiero). Detto ciò, uno può e anzi deve criticare Marx, perché per quanto sia stato un geniale maestro, è campato più di 150 anni fa, ed il mondo da allora un po’ è cambiato. 🙂