E’ arrivata questa lettera da un TRUFFATO della DEIULEMAR che vuole rimanere anonimo.
Mi chiede di pubblicarla per dare quanta più visibilità possibile alla vicenda.
Gia in passato il MoVimento 5 Stelle ha ospitato sulle proprie piattaforme virtuali queste informazioni
Deiulemar la “parmalat” del SUD
Può accadere solo in Italia
L’Italia è un paese di inconsapevoli, di politici cui vengono regalate case a loro insaputa, di studenti cui viene rilasciato in Albania un diploma di laurea, a propria insaputa, e dove l’amministratore unico di una società non conosce quanti milioni di euro sono stati versati (a sua insaputa direi) nelle casse del socio unico in cambio di obbligazioni; né tantomeno lo conoscono gli organi deputati al controllo dei bilanci.
Quella che sto per raccontarvi è una storia incredibile, in cui 3 famiglie di armatori hanno prima creato una società di navigazione, cresciuta nel tempo fino a diventare leader in Europa per il trasporto merci, poi hanno creato una serie di fiduciarie, ossia scatole cinesi in cui occultarne il patrimonio, lasciando fallire la società, e mandando sul lastrico oltre 10000 famiglie che avevano nel tempo affidato i propri risparmi alla Deiulemar.
Ma andiamo con ordine:
La Deiulemar è una compagnia di navigazione fondata a Torre del Greco nel 1969 ad opera di Giovanni Della Gatta, Michele Iuliano e Giuseppe Lembo (dalle cui iniziali il nome De.Iu.Le.mar). Come spiegato dal sole 24 ore, per finanziarsi la società ha fatto ricorso alla pratica del “carato”, ossia la ripartizione della proprietà delle quote di una nave tra diverse persone; in pratica le famiglie della zona affidando i propri risparmi al “Capitano-Armatore” “acquistavano” una parte delle navi. Non si trattava soltanto di un investimento di natura finanziaria,ma un modo per sostenere un’industria che rappresenta l’architrave dell’occupazione locale.
A partire dagli anni ’80 il carato è stato sostituito da un “certificato obbligazionario”, ma è rimasto lo spirito di affidamento diretto: i cittadini di Torre e dintorni, i bond non li acquistavano in banca, ma portavano i soldi direttamente presso le sedi della società.
Per decenni tutto ha funzionato bene, la società era autorizzata dalla Consob ad emettere obbligazioni per circa 40mln di €, ad un tasso maggiore rispetto ai titoli di Stato, ma inferiore a quello che la società avrebbe pagato per un prestito (nota: i tassi delle ultime emissioni sono stati del 5,8% e del 7%). La Deiulemar, negli anni, è cresciuta fino a diventare la 4° società armatoriale d’Europa, con circa 1000 dipendenti, e una flotta di 37 navi.
Ad inizio 2012 la società smette di pagare le cedole, si vocifera che ci siano obbligazioni emesse con procedure irregolari, non presenti a bilancio e la società stessa per voce del suo amministratore unico Roberto Maviglia (il primo inconsapevole) indice un censimento. In pratica Maviglia dichiara di non sapere quanti soldi siano stati raccolti e chiede ai risparmiatori di recarsi presso la sede a mostrare i certificati in proprio possesso. A me se prestano anche solo 100€ mi ricordo benissimo chi me li ha prestati e cosa ne ho fatto, questi signori invece hanno fatto sparire milioni di euro. Inoltre tutto il denaro veniva versato in contanti o assegni sui c/c del socio unico il capitano Michele Iuliano, non bastava chiedere un estratto conto? Chi doveva controllare, cosa guardava?
Sarebbe bastato, come suggerito da un difensore degli obbligazionisti eseguire la cosiddetta “circolarizzazione dei titoli”: un test che prevede la possibilità per una società di revisione di inviare una lettera agli obbligazionisti, sia pure a campione, con cui si richiede di comunicare l’importo del titolo obbligazionario in suo possesso”. Un adempimento che avrebbe consentito agli organi di controllo di conoscere la reale entità dei capitali raccolti dalla Deiulemar compagnia di navigazione e portare a galla l’anomalia dei bond cartastraccia.
Dal censimento emerge un debito di 800mln € (contro i 40 circa messi a bilancio) e la Compagnia viene dichiarata fallita dal tribunale di Torre Annunziata il 2 maggio 2012 e successivamente il 16 luglio vengono arrestate nove persone appartenenti alle tre famiglie proprietarie e sequestrati beni per un valore di circa 323 milioni di euro.
La magistratura sta compiendo il suo difficile lavoro, per cercare di capire dove sono finiti i risparmi affidati agli armatori.
Attualmente sono in corso tre procedimenti:
Causa fallimentare presso il tribunale di Torre Annunziata, che sta analizzando uno per uno i titoli di tutti i 10,000 creditori
Causa contro organi di controllo Consob, Kpmg e collegio sindacale, ovvero gli altri attori inconsapevoli che pur avendo i mezzi per scoprire la truffa che si stava predisponendo e l’obbligo di denunciare le irregolarità non l’hanno fatto. Diciamo che i risparmi venivano raccolti “a loro insaputa”.
Processo penale a carico di nove imputati, per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa aggravata ai danni dello Stato, infedele dichiarazione dei redditi, riciclaggio e raccolta abusiva del risparmio, in corso presso il tribunale Roma, ma su cui pende un ricorso dei magistrati del tribunale di Torre Annunziata, per il riaffidamento dell’inchiesta.
Sia che la prossima udienza si svolga a Roma, come previsto il prossimo 11 marzo, o a Torre Annunziata se così deciderà la Cassazione il prossimo 13 febbraio, i cittadini hanno il diritto di essere informati e di conoscere le cause e i responsabili del dramma sociale, prima che economico, che attualmente sta vivendo un’intera comunità, per cui rilanciamo l’appello fatto dagli obbligazionisti affinché le telecamere del servizio pubblico siano presenti per registrare e documentare il processo.