In Regione Campania si è avuto il commissariamento dell’ATO 3 senza una legge regionale che ridefinisse gli ambiti come era stato chiesto dal Governo, accentrando tutti i poteri nelle mani di una sola persona: il senatore Sarro. In questo vuoto di democrazia sono state ridefinite le tariffe e cosa ancora più grave, è stato cancellato parte del debito che il gestore GORI del servizio idrico ha con la Regione Campania mentre la restante parte del debito verrà restituita in comode rate e senza interessi.
Nel 2013, insieme ai colleghi M5S, ho scritto un’interrogazione rivolta al ministro dell’Ambiente – a mia prima firma – per chiedere se sussistano i presupposti per impugnare ai sensi dell’articolo 127 della costituzione, la legge regionale della Campania n. 5 del 2013: deliberata dalla giunta della Regione, con quella legge si provvede al trasferimento all’ente d’ambito commissariato delle opere e delle infrastrutture idriche del servizio idrico integrato realizzate dalla Cassa per il Mezzogiorno e divenute di proprietà della regione a seguito della soppressione dell’AgenSud.
Eppure, il servizio idrico integrato, secondo quanto prescrive l’articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione, rientra tra le funzioni fondamentali degli enti locali, materia di competenza esclusiva statale e
di tanto ne dà atto la stessa Corte costituzionale.
Per l’M5S occorrerebbe ristabilire la competenza degli enti locali sul servizio idrico integrato e la corretta gestione di un servizio assolutamente primario quale è l’acqua alla luce di questa radicale opera di riforma della gestione del servizio idrico integrato che sta avvenendo in Campania anche con la nuova tariffa del servizio idrico integrato con aumento del 13,4 per cento rispetto all’articolazione tariffaria precedente, in una situazione di sostanziale vuoto normativo e di poteri, venuta a crearsi a seguito della soppressione delle autorità d’ambito, e che viene gestita in maniera uni personale dai commissari straordinari, senza coinvolgere in alcun modo i comuni e gli enti locali direttamente interessati e competenti per legge costituzionale
Dal ministro non c’è stata data risposta in tempi utili; ciò nonostante una rete di comuni, organizzazioni sociali e cittadini hanno impugnato la legge regionale che ha permesso tutto questo -> http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=3855&stile=7&highLight=1&paroleContenute=%27INTERROGAZIONE+A+RISPOSTA+IN+COMMISSIONE%27
Intanto, nell’area vesuviano sarnese è nata una rete civica tra comuni che vogliono lavorare alla ripubblicizzazione dell’acqua: un percorso trasparente e pubblico per individuare un sistema democratico partecipato dai cittadini con gestione pubblica dell’acqua ed un ente di diritto pubblico, azienda speciale che gestisca i servizi idrici. Voglio lanciare un appello, rivolto ai cittadini di questi comuni, quello di attivarsi e chiedere con Sit-In, ogni volta che si riunisce la giunta del proprio comune, l’adesione del sindaco a questa rete civica. Fiato sul collo in ogni luogo in Parlamento, sui territori battiamoci per l’acqua pubblica e raggiungeremo l’obiettivo.