Sono state promosse, nella precedente legislatura, misure per l’alternanza scuola-lavoro negli istituti professionali, e sono state intensificate in questo decreto altre misure di incontro tra la formazione e il lavoro, ma peccato che non si fanno i conti con la realtà. Io ho lavorato negli istituti professionali e mi sono assunto la responsabilità di fare incontrare le imprese con gli studenti; ebbene, è anche vero che le risorse sono ridicole, ma nei mesi di lavoro, di incontro con l’unione degli industriali e imprese piccole, medie e grandi, la risposta è stata univoca, e spero che il Governo ascolti qual è la risposta degli imprenditori quando si cerca di creare un ponte tra la scuola e il mondo del lavoro: dicono che non riescono ad accogliere interi gruppi di studenti per l’alternanza scuola-lavoro o per cercare un incontro tra formazione e impresa; non possono dedicare risorse umane dell’impresa come tutor aziendali per gli studenti, perché sottraggono delle risorse umane dell’impresa ai compiti produttivi; gli studenti spesso possono solo assistere al lavoro, ma non possono toccare macchinari ed utensili.
Potete quindi immaginare come l’alternanza ha ostacoli seri per partire, si scontra con la realtà dei fatti, e, come in caso di partnership avviata tre imprese e scuola, tutto ha il rischio di diventare semplicemente una farsa.
Quello che chiediamo con questo ordine del giorno è di obbligare le grosse aziende ad avere in organico un formatore che faccia da ponte con il mondo dell’istruzione e della formazione e attrezzatura adeguata, garantendo agevolazioni fiscali alle imprese per rispondere a quest’obbligo. Quindi, tutti devono farsi carico di un traguardo che è collettivo, l’incontro fra la formazione e il lavoro, ma anche il benessere della società. Ben-essere, non ben-avere; e su questo piano non ci può essere concorrenza di interessi che tenga.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=OIK9Jw8BEOg]