La nostra dura opposizione alla proposta di legge sulla Fondazione di Vagno inizia a dare i suoi primi frutti nonostante ci troviamo tutti i partiti contro e i giornalisti di Repubblica che, con articoli faziosi, hanno cercato di intimidire la nostra azione di contrasto.
La mole di emendamenti ha convinto il relatore Di Lello ad accogliere una prima nostra richiesta. Due emendamenti a mia prima firma sono stati approvati: uno per la pubblicazione on line, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione e dell’utilizzo delle risorse, e l’altro per far sì che il presidente della giuria del Premio Di Vagno venga scelto tra studiosi di chiara fama di scienze politiche.
La giuria che dovrà assegnare il “Premio Biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno” non sarà più presieduta dal presidente della Fondazione Di Vagno, Gianvito Mastroleo, che è stato condannato per reati di corruzione ai tempi di tangentopoli.
Dal primo momento abbiamo ritenuto che fosse inopportuno che altri soldi dei cittadini (la fondazione riceve 25000 euro dal Ministero dei beni culturali) venissero elargiti ad una fondazione presieduta da chi non si è mai ripulito dall’infamia di una condanna per corruzione in primo e secondo grado perché pur avendone la possibilità, non ha accettato di dimostrare la sua innocenza.
Ora cercheremo di convincere i deputati della commissione a ridurre i fondi che la legge destina alla fondazione e ad evitare che i premi vengano elargiti specificamente per ricerche sul socialismo nel XXI secolo. Non comprendiamo perché i cittadini debbano pagare soldi per ricerche sulla politica socialista contemporanea e non su temi più generali come democrazia e politica.