Lo scorso inverno un gruppetto di parlamentari del M5S ha incontrato il filosofo Silvano Agosti per una serata in cui chiacchierare liberamente.
La prima domanda a Silvano l’ho rivolta io: “Quale è la riforma che vorresti della scuola”
La risposta è arrivata subito a bruciare ogni riflessione: “La scuola va abolita”
“Non serve e crea danni. Produce solo nuovi schiavi, obbedienza, tristezza. I bambini dovrebbero vivere liberamente all’aria aperta, giocando gioiosi, sperimentando la vita e la natura. Quando hanno delle curiosità, dei perchè devono avere libero accesso a delle case con dei grossi computer a cui poter rivolgere ogni tipo di domanda ed avere risposte esaustive.” Questo il succo della risposta.
Non ribattei e derubricai la risposta a semplice provocazione impossibile per una elaborazione concreta per il mio lavoro parlamentare.
Mi sbagliavo. Silvano scuote un modello del sistema scuola addormentato su una colpevole routine veramente triste per le generazioni che l’attraversano. Un sistema istruzione che ha perso la sua mission. Oggi tutto il dibattito politico si é spostato su Saperi e Competenze, su classifiche internazionali, sulla competizione economica come fine ultimo dell’universo istruzione come recita il Trattato di Lisbona e la valutazione come panacea di tutti i mali per individuare le Scuole migliori, i docenti migliori, le classi migliori.
Come se un sistema malato che gioca con regole, strumenti e finalità sbagliate possa riversare le colpe sui giocatori o trovare azioni salvifiche negli Eroi, i Migliori, le Best pratic.
Gli operatori della scuola sono ormai incasellati spesso in ruoli sterili assorbiti da incombenze burocratiche, problematiche economiche e svolgimento del programma. Lo spazio della vita, della gioia, della natura resta fuori, elementi emarginati, da ghetto.
La missione di una scuola può essere quella di piegare la volontà e la vita degli studenti per renderli adeguati ad obbedire alle regole di un sistema economico che è lontano da produrre il migliore dei mondi possibili?
Dovremmo poter tutti decifrare questo mondo, soprattutto nei suoi linguaggi più complessi (media, poteri, dinamiche ambientali globali) saper entrare in relazione con gli altri singoli e gruppi e sfidare le regole della nostra società per ricercare equilibri sempre migliori per un altro mondo possibile.
Una scuola che non riesce a fare questo fallisce clamorosamente e forse sta producendo danni!
Ma cosa possono rivoluzionare dei docenti o dei dirigenti in un sistema scuola incasellato in discipline/materie, scadenzato da campanelle, dove circa trenta individui-universi vengono gestiti da un’unica figura, dove gli unici strumenti a disposizione sono ancora cattedra, lavagna e gessetto, dove gli studenti sono rinchiusi tra 4 mura ed incastrati nei banchi?
Possiamo ancora rischiare di tenere in piedi una scuola che disimpara, che produce sempre più spesso uno svuotamento dei ragazzi e non una loro crescita. Possiamo avere bambini che attraverso l’amore e l’attenzione dei genitori, con le app sui tablet,con il pc e la rete, con i viaggi in famiglia apprendono lingue, storia, matematica, scienza, logica, tecnologia e imparano noia, frustrazione, ingiustizia, disinteresse, ostilità, aggressività nei banchi di scuola? O una scuola che boccia chi è stato già bocciato dalla vita?
Questa è la scuola da abbattere, da abolire. La scuola senza vita, gioia, natura e amore e senza gioco.
I bambini apprendono una quantità straordinaria di abilità e competenze attraverso il gioco, ma anche grazie all’attenzione, all’amore di genitori, nonni , amici e parenti nei loro primi anni di vita. Poi arriva la scuola e il gioco va sostituito con l’impegno, il sacrificio, l’abnegazione, la sofferenza.
L’amore,l’affetto e l’ascolto con la professionalità, il distacco, l’obbedienza a prescindere perché altrimenti non si governano 20 bambini tutti insieme. E se sei stato sfortunato nei primi anni di vita la scuola non ha gli strumenti per recuperarti perchè diventi un numero come gli altri e tutto è lasciato al caso, ad incontri fortuiti con l’amico giusto e la maestra giusta che potranno non avvenire mai.
Tanti sono gli studiosi che ammettono una stagnazione dell’innovazione didattica, ma anche della struttura della scuola rispetto a numerose ed avanzate scoperte nel campo della ricerca. Molto c’è da imputare anche ad un sistema universitario autoreferenziale che produce una formazione per i docenti teorica e che si limita a replicare identici corsi universitari senza alcuno sforzo di innovazione e capacità di fornire strumenti concreti.
Se tutti questi limiti, tutti questi corto circuiti, tutte queste falle strutturali non vengono affrontate dalla politica con ingenti investimenti e ci si limita ad aumentare ore di geografia e l’alternanza scuola lavoro, ad una logica di risparmio, a dare pagelle alle scuole senza rispondere ai perchè di bambini e ragazzi, allora Silvano Agosti non ha tutti i torti, tanto vale abolire la scuola.