Non è una novità perché “Grillo ha sempre detto che prima o poi avrebbe fatto un passo indietro”. “Bene, i cinque portavoce: non chiamateli leader, ma garanti del Movimento”. Luigi Gallo, parlamentare a 5Stelle mette i due concetti al centro dell’analisi su cosa sta capitando nei ranghi grillini. A Intelligonews svela obiettivi e strumenti…
Come valuta l’iniziativa di Grillo?
«Rientra nel processo di mutamento, in linea con il Movimento. Del resto lo dice la parola Movimento, cioè destinato ad evolversi continuamente e la spinta che penso voglia dare Grillo è promuovere tutti gli strumenti di democrazia diretta e di partecipazione dei cittadini che da solo non è riuscito a mettere in campo perché, nel frattempo, il fenomeno M5S è esploso in tutti i Comuni, le Regioni a livello nazionale ed europeo. Ora c’è bisogno di dargli una mano».
Di Maio, Di Battista, Ruocco, Fico e Sibilia sono già stati ribattezzati i ‘magnifici 5’. Secondo lei sono le persone giuste al posto giusto?
«Reputo che siano persone eccezionali per il lavoro che hanno fatto finora ma anche per il percorso compiuto da semplici attivisti. Sono persone che hanno creduto profondamente in un progetto di partecipazione e di democrazia diretta e quindi lavoreranno bene e al massimo per recuperare alcuni aspetti che l’enorme crescita del Movimento ha lasciato da parte. Naturalmente, come si è visto sul Blog, anche Beppe Grillo si interroga sul partito del non voto. Il Movimento 5Stelle alle politiche è entrato in sintonia con i cittadini perché ha affermato il valore della democrazia diretta senza più filtri. Ora, non possiamo pensare che si possa completare questo grande processo di cambiamento in un anno e mezzo, proprio perché è un percorso che tutti insieme stiamo compiendo. Penso che dopo aver coinvolto i cittadini nella scelta del presidente della Repubblica, dopo aver fatto consultazione ed elaborazione delle proposte di legge coi cittadini, vadano trovate ulteriori forme di coinvolgimento delle persone che non è vero che non vogliono partecipare; il punto semmai è che la gente è stanca di indicare un solo nome, perché cambia la faccia ma non la sostanza. La gente ha voglia di esprimersi sui temi, le priorità e queste sono istanze che dovremmo incrementare a partire dal contatto col territorio».
La mossa di Grillo significa che sta abdicando alla leadership? Trai i ‘magnifici 5’ c’è il futuro leader?
«Non è la lettura giusta. Nel panorama politico tradizionale Grillo viene confuso con una sorta di leader ma per tutti noi e gli attivisti è sempre stato una figura di garante. Aggiungo che Grillo non ha avuto alcun vantaggio né economico né politico dall’impegno diretto a favore del Movimento, anzi. Grillo è stato e sarà garante di questo percorso e degli ideali che rappresentano il dna del M5S. Tra l’altro, lui stesso aveva sempre annunciato che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe lasciato il passo ad altre figure di garanzia: è una cosa che io immaginavo accadesse, forse è stata più veloce del previsto, ma semplicemente perché negli ultimi anni i cambiamenti sono stati più veloci delle previsioni. I cinque portavoce non assumono il potere politico o dirigenziale di un gruppo ristretto: noi siamo Movimento non un partito e come tale servono figure di garanzia specie nel collegamento diretto con i territori e le istituzioni. Non possono più fare tutto due persone, Grillo e Casaleggio. In due non si riesce a stare in contatto con migliaia di cittadini presenti nelle istituzioni, centinaia e centinaia di meet up e iniziative sul territorio. Adesso ci saranno forze in più che si spenderanno per questo».
Come ha vissuto l’espulsione dei parlamentari Pinna e Artini?
«Tutto si può migliorare e dunque anche gli strumenti delle votazioni on line. Noi per primi abbiamo parlato di recall ed è bene mettere a punto l’uso di questo strumento tecnico – per il quale un gruppo di cittadini può chiedere le dimissioni di un eletto con votazione on line – che attualmente non è possibile applicare attraverso il blog. Io sarei per applicarlo in tutte le istituzioni: questo significa una procedura che parte dal basso».
Cosa si aspetta dai cinque portavoce del Movimento?
«Mi aspetto che la loro azione sia quella di cercare di riempire gli spazi, i vuoti di democrazia che si sono creati nel Paese. Noi tutti abbiamo la responsabilità di coinvolgere quel 60 per cento di cittadini che non votano più attraverso processi di partecipazione e di democrazia diretta. Sono sicuro che su questo, i cinque portavoce faranno un grande lavoro».
Tanti hanno chiesto una soluzione del genere. Contentissimi i votanti di poter urlare si.
Chi è che se ne lamenta? Media, altri partiti e qualche omino da meetup in cerca di visibilità.