Con la cultura mangiano Berlusconi, Letta e Abete.

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In moltissimi musei (compresi Colosseo, Uffizi e Pompei) si sarebbe già dovuto provvedere al rinnovo dei servizi aggiuntivi, scaduti da diversi anni Nel Polo Museale di Venezia il regime di proroga va avanti dal 2006, a Pompei e agli Uffizi dal 2008 e al Colosseo dal 2010. Il dato sconvolgente, sollevato da un’indagine dell’antitrust, che può prefigurare anche il danno erariale è che il mercato dei servizi aggiuntivi è in totale regime di oligopolio in cui a guadagnare sono i soliti noti: Gianni Letta, Luigi Abete e Silvio Berlusconi. Otto società concessionarie che gestiscono oltre il 90 per cento dei servizi nei musei.

Da mesi, il #M5S con Simone Valente sta portando avanti uno studio relativo ai servizi aggiuntivi nei siti culturali italiani (biglietterie, audioguide, bookshop, guardianaggio, ristorazione).

Ai privati vanno milioni di euro, allo Stato solo le briciole. Per darvi un’idea, il sistema dei servizi aggiuntivi nel 2013 ha generato introiti lordi pari a 44,9 milioni di euro, che al netto si trasformano in entrate statali pari a soli 6,11 milioni di euro derivanti dal canone di concessione.Oggi con l’interrogazione in commissione il governo afferma di non intendere scrivere la parola fine a questo stato di cose mentre il #M5S ha le idee ben chiare e vuole che il Ministero dei Beni Culturali si occupi direttamente dei servizi aggiuntivi più semplici con un guadagno per le casse dello stato da investire nella tutela, ma questa è un Italia a 5 stelle.

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