Nessuna certezza sull’utilizzo dei 105 milioni previsti dal Grande Progetto Pompei e sui successivi finanziamenti che l’Europa concederà al sito dal 2015 in poi. Ed è incredibile scoprire che il governo, nonostante l’UE abbia scommesso su Pompei per il grande valore culturale, storico e simbolico che gli Scavi hanno per l’intera umanità, contribuisce al rischio di perdere queste risorse.
Ho depositato in Commissione Cultura alla Camera un’interrogazione per chiedere al governo di rinunciare ai principi della spending review e nominare i tecnici che avrebbero dovuto supportare il direttore generale del GPP Giovanni Nistri per la predisposizione dell’action plan per Pompei.
Ad otto mesi dalla scadenza del Progetto, i cantieri conclusi sono appena cinque e sugli appalti della nuova gestione c’è l’ombra di un’indagine, come denunciato da L’Espresso. Se si dovessero scoprire illeciti, i pochi cantieri già avviati potrebbero essere bloccati.
Intanto la presidenza del Consiglio aveva promesso a Nistri il supporto di almeno cinque esperti in materia giuridica, economica, architettonica, urbanistica e infrastrutturale. Ad oggi, su 30 collaboratori che dovrebbero sostenere la Direzione Generale nell’attuazione del Progetto, ne mancano all’appello ben dieci, probabilmente perché non sono state previste per la struttura di supporto le consuete indennità aggiuntive, come il vitto e l’alloggio, scoraggiando l’adesione da parte di quanti ne avevano i requisiti.
Mi chiedo come faccia Franceschini a giustificare i ritardi del governo con la spending review. Nel paese delle pensioni d’oro, dove i manager pubblici guadagnano cifre stellari, un governo non può risparmiare sulle assunzioni di un gruppo di esperti, essenziali per velocizzare e controllare la progettazione, decidendo di far perdere per sempre a Pompei ingenti somme di fondi europei necessarie per i restauri, la sicurezza, la riduzione del rischio idrogeologico ed il rilancio di un patrimonio storico e culturale inestimabile e noto al mondo, purtroppo, anche come esempio di cattiva amministrazione.