Le prove Invalsi non vanno usate come strumento di valutazione perché non sono in grado di stimare il merito dei singoli. I test determinano soltanto le competenze logiche e linguistiche, andando a svilire, oltre che il ruolo dei docenti, anche i talenti degli studenti in campo creativo, pratico ed artistico che sono il motore della crescita culturale. Il Movimento Cinque Stelle si sta battendo per una scuola che si fondi su presupposti pedagogici seri, come la valorizzazione dei docenti attraverso la retribuzione delle ore di formazione dei docenti.
Io e la candidata alla presidenza della Regione Campania Valeria Ciarambino ci siamo schierati con i docenti e gli studenti che, a Napoli ed in tutta Italia, hanno protestato per boicottare le prove Invalsi.
Per la Campania proponiamo l’applicazione del cosiddetto “modello Trentino”, regione nella quale i docenti vengono stipendiati nelle ore obbligatorie ed opzionali di formazione ed hanno un ampio ventaglio di scelta nella formazione da seguire. Per retribuire la formazione ai docenti basterebbe stanziare quei fondi che il Governo con la Buona Scuola vuole concedere ai dirigenti per premiare, sulla base di scelte soggettive, i singoli insegnanti e quelli previsti per la “social card” ai docenti.
I fondi per il diritto allo studio nelle scuole superiori e dell’obbligo ammontano a 10 milioni per le regioni a Statuto Speciale e il governo vuole elargire 67 milioni di euro alle scuole private, per famiglie benestanti e che non hanno bisogno di alcun sussidio. Con un emendamento al ddl del governo, il Movimento Cinque Stelle chiede di spostare questi soldi sul fondo per il diritto allo studio, che dovrà essere equanime in tutte le Regioni.