“Da 10 anni a questa parte il legislatore italiano non è più in linea con la convenzione e la disciplina internazionale che regola il lavoro dei marittimi. La nostra figura professionale però è immersa nel contesto internazionale e il risultato è che siamo proiettati ai margini del mercato del lavoro. Oggi il marittimo non ha le stesse opportunità dei suoi colleghi europei e stranieri, ad esempio chi ha le carte in regola per poter lavorare deve fare dei percorsi tre volte più lunghi e difficili rispetto agli altri”.
Lo sosteneva un marittimo di Viareggio, durante il convegno “Gente di Mare” che ho intenzione di riproporre in Parlamento.
“Il mio impegno è prima di tutto riportare le istanze a Montecitorio, organizzando un convegno ed invitando tutte le forze politiche a confrontarsi perché noi dobbiamo portare questo tema nell’agenda politica nazionale”.
Il primo passo l’ho fatto assieme ai marittimi quando ho scritto al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per chiedere la convocazione di un tavolo di concertazione sul lavoro marittimo per ottenere misure concrete per aumentare le assunzioni di personale italiano a bordo di navi italiane.