Oggi per la prima volta in Italia approda in Aula una proposta di legge che vuole introdurre nell’ordinamento di questo Paese una no tax areaper gli studenti universitari che appartengono a famiglie con un reddito medio-basso. Per il MoVimento 5 Stelle il motivo è molto semplice ed è ancora più semplice se utilizziamo le parole di Nelson Mandela: «L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare Presidente di una grande nazione».
Quando siamo entrati in Parlamento il MoVimento 5 Stelle in Commissione Cultura è partito da questa priorità e oggi in Aula dobbiamo spegnere le candeline per i tre anni di discussione su questa proposta iniziata esattamente il 18 luglio 2013. Non le spegniamo con la gioia di un bambino di tre anni ma con la tristezza di trovarci una maggioranza che governa in questo Paese e che comanda in questo Parlamento e che ha avuto ben altre priorità e ben altri punti di riferimento. Uno di questi è stato Giancarlo Galan, scelto come presidente della Commissione che si occupa di scuola, università e ricerca, Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia e votato dal PD, a cui i cittadini hanno pagato lo stipendio fino al qualche mese fa nonostante fosse in carcere o agli arresti domiciliari da quasi due anni. Se il PD ha clamorosamente fallito per i suoi punti di riferimento politici non ha fatto di meglio per le sue proposte di legge in Commissione referente: tra le tante emergenze del Paese in campo culturale, nel campo della ricerca e delle università, per il PD le priorità sono state una proposta di legge per il centenario di Alberto Burri, un assegno da staccare la Fondazione Di Vagno presieduta da un politico pugliese e socialista che ha subito un processo all’epoca di Tangentopoli, la promozione a monumento nazionale della Basilica Palladiana. Insomma tutte proposte che non hanno affrontato neanche uno dei problemi endemici e strutturali creati da tutti i Governi in carica fino ad ora al mondo della cultura, dell’università e della ricerca. Il MoVimento Cinque Stelle si appresta quindi a colmare il vuoto delle proposte legislative della maggioranza in campo di università e ricerca con questo testo di legge e speriamo che i cittadini incalzino sempre più i governanti e la maggioranza su questi temi che sono strategici per il Paese. In realtà i cittadini lo stanno già facendo, gli studenti in tutt’Italia lo stanno già facendo e in questi mesi hanno raccolto le firme in molte università italiane ad una petizione che chiede di rendere più equo e accessibile un sistema universitario che oggi presenta aspetti fortemente discriminatori non solo tra fasce sociali, escludendo dall’istruzione post-diploma le famiglie impoverite, ma anche tra territori svantaggiati e no, tra sud e nord. Ho incontrato questi ragazzi e sapete cosa dicevano ? Che stavano firmando la petizione ma non avevano alcuna speranza e fiducia nei partiti che governavano da anni perché non rispettano mai i cittadini. Intere generazioni che ormai hanno perso la fiducia nelle istituzioni. Non intendiamo deluderli: noi spingeremo fino all’ultimo giorno di questa legislatura per una no tax area universitaria che cancella le tasse agli studenti che oggi rinunciano all’università perché la famiglia non può permettersene il costo. Quando la nostra proposta per gli studenti arriva per far crescere l’istruzione in questo Paese, incontra tre anni di sabbie mobili. Abbiamo fatto di tutto: indagini, audito studenti, università, CRUI, confronti con tutte le forze politiche, relazioni tecniche. Arriva la proposta del Pd a prima firma Ghizzoni che abbiamo sempre sostenuto senza difficoltà perché si poneva lo stesso obiettivo, una più equa tassazione e una no tax area. Poi incontriamo il Ministro Giannini che afferma chiaramente che la proposta non è una priorità per il Governo e tutto si arena nuovamente finché non parte una nuova mobilitazione fuori da questo Palazzo e dentro con la spinta del MoVimento 5 Stelle.
Dopo la richiesta di portare il nostro testo di legge a maggio in Aula, l’atteggiamento del Governo cambia anche attraverso le parole del Presidente del Consiglio che si pronuncia a favore della no tax area e così accettiamo il rinvio di qualche mese della legge. Poi, finite le elezioni, cambia tutto e si inizia a lavorare sempre più al ribasso. Le risorse promesse sembrano essere scomparse e si ritorna al buio di questo Governo e di questa maggioranza. Nonostante tutti i numerosi tentativi di dialogo che arrivano a realizzare le circa quindici proposte che presentiamo sotto forma di emendamenti alla proposta di legge e nonostante presentiamo la stessa proposta Ghizzoni sotto forma di emendamento, tutte le proposte sono state già bocciate in Commissione Cultura. Addirittura la proposta Ghizzoni chiedeva 300 milioni di euro per una misura di compensazione all’università.
Noi con le nostre proposte emendative abbiamo chiesto semplicemente 100 milioni di compensazione ma sul Fondo FISPE che esiste e che quindi è già previsto dal 2017: una disponibilità di queste risorse per i prossimi tre anni e, ciò nonostante, la maggioranza ha bocciato tutto. Quindi ritorniamo a una sceneggiata già vista tra poliziotto buono e poliziotto cattivo. Entriamo nel dettaglio e vediamo cosa prevede la proposta di legge. Il primo scopo che ci siamo dati è bloccare l’aumento della tassazione universitaria: una tendenza alla crescita che ormai va avanti da molti anni e che viene accentuata dall’entrata a regime delle misure apportate dal Ministro Profumo durante il Governo Monti che consentono alle università di alzare le tasse senza un tetto massimo per gli studenti fuori corso, che rappresento il 40 per cento degli studenti iscritti, e in più di aumentare al contempo anche la tassazione nei confronti degli studenti in corso. Insieme a questa misura, come già annunciato, abbiamo previsto l’esonero dal pagamento della contribuzione studentesca per gli studenti meno abbienti mediante l’introduzione di una no tax area. Si tratta di una proposta di legge che fa chiarezza anche sulla definizione stessa dei contributi versati dagli studenti in favore dell’università e riduce al minimo il numero dei conflitti di fronte alla giustizia amministrativa, considerato che alcuni atenei hanno iniziato ad introdurre i contributi per i laboratori, i contributi per le biblioteche oltre alla normale tassazione con atteggiamenti arbitrari che danneggiano gli studenti più deboli. Per questo imponiamo maggiore chiarezza sui conti delle università e le sanzioni per le università che non rispettano la legge. In aggiunta a quanto già descritto altra conseguenza distorsiva è che lo studente fuori corso, che concretamente usufruisce in maniera occasionale dei servizi e delle strutture universitarie, ha una tassazione più alta dello studente in corso che, invece, si avvale a tempo pieno di tutti i servizi e delle strutture dell’università.
C’è da aggiungere che negli ultimi anni il Fondo per il finanziamento ordinario è fortemente diminuito (meno 21,5 per cento dal 2008 al 2013) ed è evidente che la classe politica che ha governato in questi anni ha scelto di scaricare sull’utenza studentesca i tagli apportati al Fondo per il finanziamento ordinario delle università del nostro Paese. Ciò che abbiamo relazionato fino ad ora non risulta l’unica conseguenza delle novelle normative apportate con consenso bipartisan dal Governo Monti: ricordiamo che il PdL era alleato con il Partito Democratico. Infatti gli atenei che fino all’effettiva entrata in vigore nel 2013 non hanno rispettato il tetto massimo degli introiti derivanti da tasse e contribuzione studentesca sono stati avvantaggiati sia ai fini del calcolo dei numero di posti disponibili per il reclutamento sia nell’attribuzione delle quote premiali di FFO assegnate all’università, nonostante fossero in difetto fino all’entrata in vigore della disposizioni normative introdotte dal decreto-legge n. 95 del 2012. Non è accettabile, quindi, che gli atenei in regola rispetto alla norma vigente fino all’estate del 2012 siano attualmente fortemente svantaggiati dalle novelle normative della spending review. Pertanto le conseguenze attribuibili a tutte le forze politiche che hanno approvato la spending review sono disastrose sia per gli studenti svantaggiati economicamente che per le università soprattutto del sud che statisticamente risultano essere quelle che non raggiungono quote importanti di gettito dalla contribuzione studentesca per via del minor reddito pro capite delle famiglie del meridione. È necessario in conclusione ricordare che l’Italia è tra i Paesi europei con la tassazione universitaria più alta e con il numero di laureati più basso: solo il 23,7 per cento degli italiani tra i trenta e quarant’anni ha una laurea contro la media europea del 37,9 per cento. La differenza con gli altri Paesi è così abissale che per l’Italia sarà impossibile raggiungere l’obiettivo del 40 per cento nel 2020 come richiesto dall’Europa. È innegabile che esiste una relazione stretta tra le due voci – alte tasse e carenza di sostegno allo studio – non rendendo possibile il proseguimento degli studi. C’è un legame fortissimo tra il livello di studi della popolazione e lo sviluppo di un Paese: ogni investimento sulla formazione si traduce in una crescita non solo culturale e sociale del Paese ma anche economica. Il MoVimento 5 Stelle ritiene non più rinviabile una norma che vada ad incidere fortemente sulla possibilità dei nostri giovani meno abbienti di iscriversi all’università perché siamo una forza politica all’interno di questo Parlamento e conosciamo un’unica strada legittimata: legiferare per cambiare le norme in corso e oggi a questa strada il Partito Democratico sta dicendo «no», sta bocciando tutte le proposte alternative che il MoVimento 5 Stelle ha fornito.