Ho deciso di sottoscrivere un’interpellanza del mio collega Daniele Pesco, deputato M5S.
La nostra interpellanza si rivolge al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’economia e delle finanze e al Ministro della giustizia per chiedere al governo come intenda procedere, in qualità di prossimo azionista di maggioranza di MPS, per fare una vera disclosure sui finanziamenti facili erogati dalla banca senese in grandi scandali finanziari nazionali come quello che ha coinvolto la Deiulemar e per sapere se non intenda, nel caso specifico di Deiulemar, costituirsi parte civile nel processo in corso con la finalità di recuperare il prima possibile i capitali distolti dalla società di fatto e di verificare le eventuali responsabilità degli amministratori di MPS, incapaci di portare i necessari documenti giustificativi per l’insinuazione nello stato passivo nel processo fallimentare a carico di Deiulemar. Al governo chiediamo anche perché, nonostante fosse già azionista della banca, non sia intervenuto prima sulla vicenda.
LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA
A quanto risulterebbe agli interroganti, in un articolo a firma Angelo Scorza del 13 luglio 2009 apparso sul sito Ship 2 Shore, dal titolo «Le banche confermano agli armatori le delibere già assunte – Gori (MPS Capital Services): “Ridurremo la leva finanziaria, non la fiducia verso i clienti consolidati; ma occorre un risveglio nella produzione”. Previsioni nefaste sui cantieri» vengono riportate tra l’altro molte dichiarazioni di Gabriele Gori, allora vice direttore generale di MPS Capital Services:
«Non abbiamo un eccesso di cautela, anzi diamo piene conferme al settore, che ha un rischio standard rispetto ad altri. Non facciamo alcuna resistenza, posso pure confermare che manteniamo in stipula le delibere dello scorso anno. Solo adesso valutiamo bene la qualità delle nostre controparti» (…) «Operiamo ragionando all’infuori della specificità del settore; in essenza, “accompagniamo” verso gli investimenti le famiglie che governano le aziende armatoriali. Noi facciamo molto più corporate financing che non asset financing». «Non abbiamo alcuna intenzione di ritirare le delibere già assunte; manteniamo gli impegni presi, e al massimo rinegoziamo le condizioni. Ma il vero problema è che il settore attualmente si muove poco. Nel 2008 avevamo finanziato 10 nuove costruzioni (solo 3 in pool con altre banche) per un valore di investimento complessivo di 1,1 miliardi di euro, con una leva finanziaria intorno all’80 per cento. In totale il flusso di erogazione è stato di circa 600-700 milioni di euro. Nel 2009 si evidenzia un netto rallentamento dei finanziamenti, mentre la nostra leva sarà ridotta al 50 per cento –65 per cento. Continueremo a lavorare ma soltanto con clienti, anche se vale la pena constatare come quasi tutti gli armatori siano già nostri clienti». Gori stima che sarà di circa 500 milioni di euro il monte-finanziamenti erogato nel 2009 – «la nuova produzione di navi dovrà poggiare su una buona parte di autofinanziamento ed eventuale capitale fresco immesso nelle società» – ma subito sgombera il campo da qualunque ipotesi allusiva: «in ogni caso non saremo mai soci degli armatori. Si può essere investitori o finanziatori, non crediamo nella duplice veste. Dunque non prenderemo nessuna iniziativa di equity; noi non siamo disponibili ad operazioni di pura finanza»;
il manager di MPS è molto preciso nell’usare termini calzanti. «Mi chiede se abbiamo sofferenze ? Piuttosto parlerei di qualche “incaglio”»;
il riferimento alla sfortunata vicenda che ha colpito la d’Amato di Navigazione è più che esplicito. «Si tratta di attendere, siamo fiduciosi nella capacità di ripresa del cliente ed in generale del settore armatoriale. Più preoccupante è invece il quadro della cantieristica, soprattutto in prospettiva. In Italia il costo del lavoro è troppo elevato, lo sappiamo bene; i nostri cantieri non sono competitivi, temo che ne rimarranno pochi. Il problema non riguarda tanto la navalmeccanica delle barche da diporto, che ci trova più ottimisti, quanto quella di navi mercantili»;
Gori non dimentica che la sua società è azionista di NCA Nuovi Cantieri Apuania – per il quale l’interessamento di Mariotti pare sempre più forte ndr – ma, malgrado ciò, nutre davvero poca fiducia nel settore mercantile. «La vicenda De Poli insegna. E ci sono altre situazioni non tranquillizzanti come quelle dei cantieri Calderan, Visentini, Gas + Heat, Pesaro. Al tempo stesso siamo comunque convinti che chi è in gamba alla fine ce la possa fare. Certo, la temperatura è davvero alta, ed in queste condizioni solo chi è molto specializzato sopravviverà. Basta vedere la storia di Rodriquez Intermarine…»;
Il Sole 24 Ore scrive l’11 gennaio 2017 «Tra i casi più eclatanti ci sono i finanziamenti concessi alla Deiulemar, compagnia di navigazione di Torre del Greco (in provincia di Napoli) il cui crack ha coinvolto circa 13 mila risparmiatori (di cui 10 mila famiglie del luogo), che avevano investito nella società più di 720 milioni di euro. Tra i finanziatori dell’azienda, da molti definita come la “Parmalat del mare”, c’era proprio il Montepaschi. A quel tempo, prima che il crack si manifestasse con tutta la sua forza, alcuni dei responsabili di Mps Service di Napoli si vantavano per la presenza di Deiulemar nel portafoglio di clienti della banca.»;
tra le domande tardive di insinuazione allo stato passivo presentate presso il tribunale di Torre Annunziata, sezione fallimentare, risulta una richiesta pari a 13.325.849,10 euro, mentre il giudice delegato e il Collegio dei curatori hanno accettato solo un importo chirografario complessivo pari a 5.170.431,62 non avendo esibito la MPS la documentazione necessaria alla ricostruzione del credito vantato.