Ancora una volta il Movimento Cinque Stelle ha portato all’attenzione delle istituzioni nazionali il caso del crack Deiulemar con un interrogazione parlamentare. Stavolta il contenuto del testo, presentato il 4 maggio con primo firmatario Daniele Pesco, consiste nella ricostruzione di tutta una fitta serie di relazioni e conflitti d’interesse che coinvolgerebbe personaggi eccellenti. I grillini hanno infatti esposto in maniera piuttosto dettagliata alcuni presunti legami tra la galassia Deiulemar – comprese le “scatole cinesi” create ad hoc dagli armatori – ed importanti realtà industriali e bancarie italiane, su tutte le società della famiglia Berlusconi.
Di seguito il testo integrale dell’interrogazione parlamentare 4/16479 presentata dal M5S, che delinea un inquietante scenario dietro al crack che ha messo in ginocchio 13mila famiglie.
“Premesso che: in precedenti atti di sindacato ispettivo, tra cui in particolare l’interpellanza n. 2-01483, è stata già posta all’attenzione del Governo la complessa vicenda della società Deiulemar, che è stata sottoposta ad indagini giudiziarie per abusivo esercizio dell’attività finanziaria a seguito dell’emissione di prestiti obbligazionari; tale vicenda, come già segnalato in precedenza, suscita a parere degli interroganti varie perplessità anche in ordine all’efficacia del sistema delle autorità di vigilanza in un settore così rilevante, che meriterebbe un’ampia revisione;
a quanto risulta agli interroganti la Amer Bank, storica banca della famiglia Berlusconi, pare sia coinvolta nell’«inchiesta bis» sul crack Deiulemar, «smistata» a Roma per competenza;
Sergio Vandi, riconducibile alla Amer Bank (che nel 2008 «sbarca» nell’industria armatoriale italiana offrendo un’ampia gamma di servizi, tramite la Società di Investimento Neutral Sicav e Sella Bank Luxembourg, fondò, con procura, la Deiulemar International SA nel 1998, che venne poi sciolta nel 2001, su procura della Vesmafin (B.V.I.);
Vesmafin era «partecipante» tra l’altro alla società proprietaria della residenza dell’Olgettina, nota alle cronache per la vicenda legata a Silvio Berlusconi;
Esperia Trust Company, società del gruppo Banca Esperia, è il trustee per la «famiglia Deiulemar» del Trust Gilupami, unico ad aver avuto via libera dai curatori per la sua messa in vendita all’asta, come «bene» della «Deiulemar Società di Fatto». L’Amministratore delegato di Esperia Trust Company Srl, società del gruppo Banca Esperia è Raffaella Sarro, a sua volta membro del CdA di Banca Esperia 50 per cento Mediobanca, e 50 per cento gruppo Mediolanum a sua volta in parte di proprietà della famiglia Berlusconi;
Maviglia Roberto, amministratore unico della Deiulemar C.D.N. fino alla data del fallimento, subentrato al capostipite Juliano Michele da aprile 2014, è consigliere del gruppo Mediolanum spa;
la società veicolo Roboris RE Srl, il cui 20 per cento è stato di proprietà di Dario Colombo, a sua volta uno tra gli amministratori della Azzurro e Azzurra SA compagnie della holding Deiulemar, acquistò la allora sede di Forza Italia a Roma;
Carlo Santoiemma nominato amministratore e presente alla costituzione della Lamain SA il 14 marzo 2008 in rappresentanza della Taggia LXVII, è stato a sua volta dal 2002 al 2007 amministratore della Mondadori International S.A. controllata dal Gruppo Fininvest della famiglia Berlusconi;
l’avvocato difensore del produttore cinematografico americano Frank Agrama, condannato in Cassazione con Silvio Berlusconi per frode fiscale, avvocato Astolfo Di Amato, è tra i creditori del fallimento Deiulemar per una parcella di 300.000 euro per le consulenze prestate al fine di evitare il fallimento;
il FIP, Fondo Immobili Pubblici, è stato istituito con la legge n. 410 del 2001, con Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti Ministro dell’economia. È il primo fondo di investimento promosso dalla Repubblica italiana nell’ambito di un più ampio processo di alienazione di immobili pubblici promosso dal Ministero dell’economia e delle finanze attraverso il trasferimento/apporto di beni immobili pubblici a fondi comuni d’investimento immobiliare;
in virtù della costituzione del FIP, che prevede agevolazioni fiscali in termini di ICI, Iva, bolli e tasse di registro, parte dell’amministrazione pubblica risulta essere in affitto presso immobili riconducibili alle famiglie «Deiulemar». A titolo di esempio, il commissariato della polizia di Stato di Torre del Greco è ubicato presso un immobile riconducibile alla proprietà della famiglia Lembo;
le vicende sopra riportate sono indice, quantomeno, di un intreccio di interessi e di relazioni che, ad avviso degli interroganti, possono produrre effetti anche protratti nel tempo sull’attività di governo e sulla gestione della «cosa pubblica» –:
se non si intenda adottare iniziative normative, sul modello della disciplina antiriciclaggio, che possano, attraverso la previsione di un’attenta analisi del rischio di situazioni di conflitto di interessi, mettere in luce attività svolte da persone politicamente esposte (o da società ad esse riconducibili) verosimilmente finalizzate allo sviluppo di realtà societarie a discapito della trasparenza e del libero mercato.
LEGGI IL TESTO -> https://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/397842