Egregio direttore,
un articolo a firma di Mimmo Muoio pubblicato su Avvenire del 3 gennaio definisce “polverone mediatico” la richiesta di intervento che insieme alla collega Veronica Giannone abbiamo rivolto al ministro Bussetti rispetto alla proiezione di un video antiabortista vietato ai minori in una scuola di Monopoli, durate l’ora di religione. Apprendiamo dall’articolo in questione che la vicenda sarebbe chiusa “definitivamente” perché dirigente scolastico e genitori hanno comunicato il loro – rispettabile – punto di vista. Leggiamo che qualcuno ci accusa di voler strumentalizzare l’episodio e di non aver ascoltato “il popolo”, al contempo però chi scrive assume per “definitivi” punti di vista legittimi ma non necessariamente rappresentativi della realtà dei fatti e di tutti i punti di vista e sensibilità coinvolti nella vicenda.
Al di là delle considerazioni sulla maniera (quanto meno parziale) di riportare i fatti e anche volendo mettere da parte i dettagli dell’episodio che continuiamo a ritenere grave, ci aspettiamo che si rifletta sulla necessità che la scuola pubblica mantenga il proprio carattere aperto, plurale e laico. La scuola non deve né inculcare né propagandare idee, ma instillare spirito critico e rappresentare fatti e opinioni per quello che sono, problematizzando e inquadrandoli nel contesto più ampio. Nel nostro Paese esiste – a mio avviso, per fortuna! – una legge che da oltre 40 anni regola l’interruzione volontaria di gravidanza. Negare ai ragazzi la possibilità di inquadrare la questione aborto nel quadro storico e normativo italiano non è didattica né informazione, ma mera propaganda.
Dagli operatori della scuola ci aspettiamo tutt’altro atteggiamento. E dal Suo giornale ci aspettiamo apertura al confronto e non archiviazioni o assoluzioni unilaterali che non rimuovono né il problema né le ragioni che lo hanno prodotto. Resta dunque ferma la nostra intenzione di non spegnere i riflettori, non sul caso specifico, ma su come la scuola e l’informazione affrontano temi sensibili come quello dell’interruzione di gravidanza. Lo facciamo non contro qualcuno o qualcosa, ma per garantire il libero arbitrio dei nostri giovani e il principio di laicità dello Stato.
Luigi Gallo
Presidente della commissione Cultura della Camera dei deputati