Tredici articoli per favorire e sostenere la lettura «quale mezzo per lo sviluppo della conoscenza» e promuovere «il progresso civile, sociale ed economico della Nazione, la formazione e il benessere dei cittadini». Ma soprattutto per limitare gli sconti sui libri dal 15% attuale al 5% al massimo, a sostegno delle librerie “fisiche” ritenute penalizzate dalle catene e dalle piattaforme come Amazon. Venerdì 21 giugno la commissione Cultura della Camera ha adottato il testo base della legge sul libro, frutto del lavoro del comitato ristretto a partire da cinque proposte targate Pd (la prima a essere depositata, a firma Flavia Piccoli Nardelli), Lega (primo firmatario Daniele Belotti, sottoscritta anche da deputati M5S), Fdi e Forza Italia. L’intenzione è votare gli emendamenti la prossima settimana per portarlo in Aula entro metà luglio.
Sconti sui libri, tetto massimo al 5%
La proposta (C 478) interviene a modificare la legge Levi (128/2011) abbassando dal 15% al 5% in generale il limite massimo di sconto applicabile a un libro, anche venduto via internet o per posta, con un’eccezione: resta il tetto del 15% per «i libri adottati dalle istituzioni scolastiche come libri di testo». Nessun limite invece se i testi sono venduti alle biblioteche, purché siano destinati all’uso dell’istituzione. L’obiettivo della norma è tentare di salvare le librerie, sempre più penalizzate dalla grande distribuzione e soprattutto dalle piattaforme di e-commerce come Amazon, sul modello della riforma varata in Francia nel 2013. Per un mese l’anno per ciascun marchio, nell’ambito di periodi stabiliti dal ministro dei Beni culturali, si prevede che le case editrici possano offrire uno sconto sul prezzo di vendita dei propri libri fino al 20%. Un allentamento delle briglie da cui sono però esclusi i titoli pubblicati nei sei mesi precedenti a quelli in cui si svolge la promozione. Una sola volta l’anno in quei periodi i punti vendita potranno offrire sconti fino al 15%.
Una card contro la povertà educativa
L’altra novità è l’istituzione, all’articolo 7 della proposta di legge, di una «carta elettronica per le librerie», alimentata da un fondo da un milione di euro e rilasciata a decorrere dal 2020 secondo criteri che saranno stabiliti con decreto del ministro dei Beni culturali, di concerto con il titolare dell’Economia. Ma il presidente della VII commissione di Montecitorio, Luigi Gallo (M5S), che sottolinea l’armonia del lavoro tra i deputati sul provvedimento, è pronto a depositare un emendamento – la scadenza è fissata lunedì alle 16 – per trasformarla in una più ampia «card cultura» da riconoscere ai soggetti più svantaggiati per l’acquisto non solo di libri, ma anche degli altri prodotti e servizi culturali, dai musei ai teatri. «Vogliamo impostare un’azione collettiva per il contrasto alla povertà educativa e culturale – spiega il deputato pentastellato – cercando di mobilitare la società civile e le imprese perché possano alimentare il fondo». Come? «Le aziende interessate potranno destinare una percentuale del proprio fatturato, si pensa all’1%, per sposare la causa, in cambio di un logo che il Mibact riconoscerà alle imprese». Il testo unificato si limita a prevedere anche in questo caso un fondo da un milione, ma i Cinque Stelle sperano di poterlo innalzare a 5 milioni: è in corso l’interlocuzione con il ministero dell’Economia.
Un Piano nazionale d’azione
Il testo base prevede poi la presentazione da parte del presidente del Consiglio di un «Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura» (con stanziamenti entro i 3,5 milioni di euro l’anno). A predisporne la bozza e a coordinarne le attività e il monitoraggio sarà, secondo la proposta, il Centro per il libro e la lettura già istituito dal Dpcm 171/2014 presso la Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore del ministero per i Beni culturali, che potrà avvalersi di al massimo tre incarichi di collaborazione esterni fino a 150mila euro annui.
Ogni anno una Capitale italiana del libro
Oltre a prevedere che le Regioni possano stipulare patti locali per la lettura, coinvolgendo scuole, biblioteche e altri soggetti pubblici e privati, il testo dispone che ogni anno dal 2020 il Consiglio dei ministri assegni a una città il titolo di «Capitale italiana del libro», previa selezione da definire con un apposito decreto del Mibact. I progetti della vincitrice verranno finanziati fino a 500mila euro annui.