Onorevole Luigi Gallo, vi aspettavate questo disastro elettorale in Emilia Romagna e in Calabria?
Se il Movimento ha un ritardo è sull’organizzazione delle battaglie territoriali. Voglio però ringraziare i tanti che hanno lavorato per queste elezioni. D’ora in poi il M5S deve lavorare per avere un ruolo da protagonista nei cambiamenti locali.
Nei primi 10 anni ci siamo concentrati su temi e risultati nazionali, anche portando avanti riforme strutturali come il reddito di cittadinanza e la legge anticorruzione. Ora la sfida si sposta sui territori.
Anche in questo senso va la riorganizzazione con i facilitatori tematici e territoriali, concretamente questo basterà per traghettare il M5S verso il futuro?
Negli Stati generali si affronteranno anche i temi della riorganizzazione interna perché sia più funzionale a una rete capillare e così dare risposte veloci sul territorio e a una riorganizzazione che dia solidità alle battaglie dei nostri consiglieri regionali e comunali, ma sarà anche il modo per mettere al centro i temi che devono diventare la nuova narrazione a livello locale.
Penso che la strategia dei rifiuti si realizzi a livello territoriale e così i progetti di bonifica per il dissesto idrogeologico, l’acqua pubblica, gli investimenti sul trasporto locale, questi temi devono tenere banco nei prossimi mesi. Da qui si riparte.
Si parla invece di correnti, di divisioni insostenibili interne al M5S come causa di questa crisi: è così o è una visione vecchia che non vi tocca?
I partiti tradizionali sono organizzati in correnti e in maniera strutturale. Ognuno sa a quale corrente appartiene e ne va orgoglioso. Nel M5S in realtà non esiste nessuna corrente, ma ci sono state delle posizioni differenti su vari temi che saranno legittimate dallo sviluppo degli stati generali.
Se ci sono diversità di opinione su punti nevralgici per il futuro del Movimento vanno risolte all’interno degli stati generali. Produrremo una trasformazione: siamo nati più di 10 anni fa con una struttura e regole adatte per la sfida che abbiamo già vinto: governare il Paese, fare riforme importanti. Oggi il M5S deve darsi quella organizzazione per produrre cambiamenti importanti anche nelle Regioni.
I dissidi politici a livello regionale hanno caratterizzato l’azione politica dei 5 stelle, pensiamo alla Campania, al confronto aspro con il presidente De Luca. Cosa cambierà?
Va sgomberato il campo da partiti e nomi perché non interessa al cittadino. In questa fase il M5S in Campania sta affrontando il tema delle prossime Regionali con un processo molto partecipato. Al cittadino interessano le sfide da realizzare in 5 anni su sanità, rifiuti, trasporti, sviluppo.
La preoccupa sentire di ritorno al bipolarismo, il governo rischia dopo queste elezioni?
È un trucco che non funziona. A livello nazionale stiamo andando verso una legge elettorale proporzionale che permetterà ai cittadini di votare da chi sentirsi meglio rappresentati senza doversi schierare necessariamente in un campo o in un altro. A livello locale e regionale il M5S dovrà fare gli accordi programmatici. Chi vuole trasformare un confronto regionale in una proiezione sul Governo non ha ancora accettato la sconfitta del 2018 e il ruolo del Movimento votato da 11 milioni di italiani. Servono 5 anni per le riforme, il governo andrà avanti.
Le dimissioni di Di Maio erano davvero necessarie?
Luigi è stato generoso in questa decisione, perché ha sgomberato il campo in un momento delicato dove il M5S deciderà il proprio futuro, evitando che ogni tema finisse per coinvolgere lui in prima persona, quando in realtà non si parla di singolo, ma di riorganizzazione. Ora sarà possibile far nascere una nuova era.
Tappe fondamentali in vista: stati generali, suppletive in Campania, referendum sul taglio dei parlamentari. Ce la fate?
Il referendum ci permetterà di dimostrare che la stragrande maggioranza del Paese sta con noi. Agli stati generali molti temi saranno decisi e daranno lo slancio giusto per affrontare tutte le sfide dei mesi successivi. Il M5S è pronto, i detrattori non si facciano illusioni.