Cosa si fa adesso per le regionali?
Se vogliamo costruire rivoluzioni locali nelle regioni o nei comuni allora si possono proporre soluzioni a chi ci sta. Deve essere un mezzo per alzare l’asticella della qualità della politica nei comuni, non un mezzo per vincere e basta, quello non ci interessa.
Di nomi però bisogna parlare visto che nel M5S si sono aperte anche consultazioni per scegliere i candidati..
Credo che si possa parlare con tutte le forze politiche con cui stiamo governando e che sono aperte a portare soluzioni concrete ai cittadini.
Ma c’è bisogno di un forte segnale di discontinuità da parte di queste forze politiche, perché se bisogna riprodurre ciò che abbiamo già visto in passato, non è necessario fare passi in avanti. Se vogliamo, invece, creare un nuovo schema serve discontinuità da parte di tutti.
Non siete in una situazione di forza come eravate l’anno scorso, però. In Emilia avete perso parecchio.
È troppo facile giudicare la nostra forza da una singola elezione territoriale. Credo che in regioni come la Campania, Puglia ci sia una presenza e una capacità di dare risposte importanti e con altri tipi di risultati. Chi crede di dover semplicemente inglobare un movimento debole ha sbagliato nei ragionamenti, ricatti al ribasso non li accetteremo.
Quello che chiede Zingaretti? Cioè di pensare a un’alleanza più forte?
Dobbiamo misurarci con i dati di fatto e le sfide reali, in 3 anni abbiamo la responsabilità di dover fare al governo cose importanti, in specifiche situazioni locali. Ma non è tempo di progettare nei sogni, dobbiamo dare concretezza e risposte che facciano crescere il desiderio da parte dei cittadini di avere una classe politica nuova, più capace, più innovativa, che risponda ai problemi di ecologia, legalità. Allora sì che le cose che funzionano si possono replicare