Annunciando il nuovo Dpcm, il presidente Conte ha confermato che le scuole resteranno chiuse fino a settembre. Ma mancano ancora tante informazioni sulla conclusione dell’anno scolastico, sugli esami o sulle modalità con cui si tornerà in classe il prossimo autunno, nonostante le famiglie continuino a chiedere risposte. Quando arriverà un programma concreto e ufficiale per la scuola?
Innanzitutto va detto che la didattica a distanza si è rivelata un’importante risorsa che ha permesso ai ragazzi e ai docenti di affrontare nuove sfide e contenuti. Sono state, inoltre, già definite le misure per concludere l’anno scolastico e per effettuare gli esami di maturità. In contemporanea lavoriamo in Parlamento per un graduale ritorno alla presenza a scuola con un numero ridotto di studenti per aula per garantire la sicurezza dato il rischio di contagi da Covid-19. Sarà necessario un cambio di organizzazione, ad esempio, sugli orari e sugli spazi. La stessa didattica in presenza sarà strutturalmente accompagnata dalla didattica a distanza con studenti in aula e studenti in remoto. L’attività si realizzerà, ove possibile, anche in luoghi aperti o in spazi culturali e sportivi nello stesso comune del plesso scolastico diversificando le attività didattiche. La scuola può educare ad una società che cambia senza esporre a rischio la salute dei bambini, delle famiglie e degli operatori scolastici.
Ci sono state alcune polemiche, arrivate anche dall’area della maggioranza, sulla severità del lockdown in Italia rispetto ad altri Paesi Ue. Matteo Renzi, ad esempio, aveva sottolineato come in Francia le scuole si preparassero a riaprire, anche se poi non è stato così. Come stanno allora le cose?
Abbiamo visto come la Francia abbia fatto un clamoroso passo indietro chiudendo le scuole fino a giugno. In Spagna anche non esiste data per eventuale riapertura. Questo dimostra che l’approccio responsabile del presidente Conte è il più lineare, che prevede la mobilità aggiuntiva di milioni di cittadini italiani in modo graduale , visto che ogni apertura di attività mette in circolo milioni di italiani in più che fanno aumentare i rischi di contatto e quindi potenzialmente aumenta la curva del contagio. Un altro picco sarebbe il game over per l’Italia, la fine di tutte le partite. Chi soffia sul fuoco illude e intossica i cittadini e non aiuta la ripresa dell’economia italiana.
Nel nuovo Dpcm è confermata la didattica a distanza obbligatoria. Molti studenti, però, non hanno accesso alle tecnologie necessarie per continuare a seguire le lezioni. Come si può evitare che si creino alunni di serie A e alunni di serie B?
Dobbiamo intanto ricordare nel decreto Cura Italia si sono stanziati 70 milioni di euro per fornire agli studenti meno abbienti dispositivi digitali individuali (tablet e laptop) e connettività di rete per la didattica a distanza; 10 milioni di euro alle istituzioni scolastiche statali per dotarsi immediatamente di piattaforme e di strumenti digitali. Oltre alle 1000 assunzioni di assistenti tecnici per scuole di ogni ordine e grado per supportare la didattica a distanza. E sono in arrivo altri 80 milioni. Un bell’impegno di governo e parlamento. Tuttavia non è ancora sufficiente: in Italia esistono un milione e duecentomila giovani che vivono in situazioni di povertà educativa e culturale che non si risolvono con un dispositivo tecnologico. Per questo il M5S dal Parlamento propone alla ministra Azzolina un piano strutturato per permettere delle attività in presenza per i ragazzi più deboli non raggiunti dalla didattica a distanza, compresi gli studenti con disabilità.
Inoltre la didattica a distanza è difficilmente applicabile quando si parla dei più piccoli. Secondo lei, è possibile pensare a delle soluzioni alternative, oltre la didattica a distanza, per gli alunni delle scuole elementari?
Vanno elaborate strategie differenti – penso alla creatività e all’importanza del gioco e all’educazione emotiva- per facilitare il rientro di bambini che non potranno abbracciare e baciare i compagni di classe o che dovranno indossare i dispositivi di protezione. Attrezziamoci per avere mascherine e guanti colorati per i bambini, per rendere accettabili le nuove regole apprendendoli attraverso gioco e laboratori. Serve assolutamente un investimento per personale pedagogico, educatori e assistenti sociali e formazione per i docenti che si dovranno attivare in maniera proattiva per offrire servizi differenti e approcci differenti dalla semplice didattica, sia per i minori più a rischio, sia per i bambini della fascia 0-6 e delle elementari.
Anche se le scuole rimarranno chiuse, dal 4 maggio molti genitori dovranno tornare a lavoro. Considerando anche la difficoltà di ricorrere ai nonni, per molte persone questo sarà un problema non indifferente: che misure si devono mettere in campo?
Sono state già prolungate le misure di congedo parentale e il bonus baby sitting. Poi andranno sicuramente aggiunte delle attività come i centri estivi che vanno pensati per dare un supporto ai bambini i quali devono ritornare ad essere cittadini e protagonisti, non solo considerati un’appendice delle nostre attività produttive.
Aiuti economici come il congedo parentale o il voucher baby sitter potranno essere utilizzati anche durante l’estate o si dimostreranno strumenti poco sostenibili?
Sicuramente vanno ideati anche nuovi strumenti di sostegno per le famiglie che stanno facendo sacrifici con i figli a casa. Inoltre dovrà continuare il sostegno al lavoro a casa e a distanza