Le sfide presenti e future per l’istruzione. La mia intervista per Scuola Informa

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1) Onorevole Luigi Gallo, La ringraziamo per la Sua disponibilità. Le chiediamo, un parere soprattutto in qualità di docente: come interpreta la presa di posizione del premier incaricato Mario Draghi in merito all’auspicata volontà di dare priorità alla scuola?

Sono stato un docente di lunga data e un collaboratore del dirigente scolastico con delega ai rapporti con le attività produttive della Campania che già nel 2013 aveva interessanti filiere industriali di energia rinnovabili e filiere industriali nella metallurgia, calcolo numerico e disegno CAD. Poi dopo 5 anni di lavoro parlamentare nella Commissione Cultura, Istruzione, Scienze sono diventato Presidente della stessa Commissione alla Camera dei Deputati e solo da quando il M5S ha governato il Ministero dell’Istruzione, sono partiti finalmente sostanziali finanziamenti per la scuola come non si erano mai visti e Draghi ha ragione quando dice che il futuro dell’Italia si costruisce sulla formazione e le nuove generazioni. Dobbiamo preparare i giovani italiani non solo ad acquisire competenze di cittadinanza tali da permettere loro di surfare sulla complessità che il mondo ci consegna in questo Ventunesimo Secolo ma anche e soprattutto a garantire una formazione sulle nuove skills dell’economia digitale, della tecnologica e delle nuove professioni che ci attendono. Il pensiero scientifico è destinato ad integrarsi con quello umanistico se vogliamo far esplodere le vere potenzialità di questo Paese e da Ingegnere Informatico le dico che molti ostacoli dell’Italia restano culturali. Mi assumo il rischio di affermare che l’Italia è andata in crash sotto al peso della pandemia anche perchè figure apicali e meno apicali nella macchina, sia pubblica che privata, non sono stati all’altezza della sfida e non hanno saputo affrontare la complessità della realtà, che ha bisogno di autonomia e di studio in un sistema troppo spesso abituato a svolgere compiti compilativi.

2) Secondo Lei, cosa possono aspettarsi di concreto dal nuovo governo i docenti e gli altri lavoratori della scuola?

Questo non è stato ancora adeguatamente chiarito e dipenderà anche dai profili che sceglierà il prof. Draghi come ministro dell’Istruzione e dalle risorse che si stanzieranno per il settore. Io vorrei che gli stessi lavoratori della scuola e i docenti diventassero guida di una scuola del futuro e dobbiamo fare in modo che si appassionino alle sfide che ci troviamo davanti in questo ventunesimo secolo. Abbiamo la responsabilità del bagaglio che consegniamo ai giovani o delle scintille che riusciamo ad accendere in loro rendendo i giovani, sin da bambini, i veri protagonisti del loro futuro.
3) Premesso il completo appoggio alla ministra Lucia Azzolina, quale potrebbe essere, secondo Lei, il nome giusto per Viale Trastevere? Lei ‘vede’ più un ministro politico o ‘tecnico’?

Lucia Azzolina ha dato il massimo nel momento più complicato della storia italiana per la scuola. Non basterà un luminare a Viale Trastevere ma serve anche una persona che si è sporcato di gesso e conosce profondamente il mondo della scuola. La scuola è un elefante con circa 800mila addetti e 7,5 milioni di studenti ed è necessaria una profonda collaborazione e sintonia con gli attori della scuola per rendere proficua qualsiasi iniziativa che riguarda i 53mila istituti del nostro Paese. Sono convinto che le scelte nei ministeri devono essere sempre politiche mentre i tecnici di alto profilo vanno coinvolti invece nello staff del ministero. E’ politico decidere di occuparsi delle disuguaglianze che già in tenera età i bambini del nostro Paese sono costretti a vivere, disuguaglianze che pesano come un macigno sul loro destino.
4) Se avesse la possibilità di portare a termine uno dei punti programmatici fissati dalla ministra Azzolina, quale porterebbe alla sua conclusione e perché? Ritiene che senza l’emergenza Covid le cose sarebbero andate diversamente per il governo Conte?

Lucia Azzolina ha iniziato il lavoro di abbattere la vergogna delle classi sovraffollate aumentando il personale e pianificando nel Recovery Fund un ammodernamento del parco edilizio che ormai risale agli anni 70 e che rende pericolosa la stessa presenza di lavoratori e studenti nelle scuole. Sono riforme che devono essere completate. Non c’è solo un tema di sicurezza nelle scuola ma anche di obsolescenza. Se entriamo nelle sedi di Google, Facebook o Apple , tra le aziende più moderne del pianeta, scopriremo che i loro spazi di formazione per gli ingegneri, per i progettisti, e per i creativi sono lontani anni luce dal set di una scuola o di una classe. La pandemia in corso è il fattore che sta cambiando la vita di tutti gli italiani e anche della politica. Non sono solo i cittadini a costruire abitudini e a programmare la loro vita in modo diverso, ma la pandemia ha sconvolto anche gli schemi della politica che oggi si trova in emergenza nazionale, fuori da qualsiasi logica di steccato. In questi mesi i cittadini per esempio mi hanno detto che non sono interessati ai litigi sulle responsabilità tra politici di vari schieramenti, tra regioni, comuni e stato centrale, ma sono interessati alle soluzioni. Non posso essere che in attesa di capire se è questo il governo che si concentrerà sulle soluzioni.