Il decreto Capienze, entrato in vigore l’11 ottobre, rischia di rivelarsi una seria minaccia alla tutela della privacy dei cittadini italiani. Capiamo la necessità di semplificare i processi consentendo alle pubbliche amministrazioni di trattare e scambiare i dati sensibili in loro possesso per fini di pubblica utilità, ma il testo del decreto di fatto svuota di potere il Garante per la Privacy lasciando campo libero agli abusi della PA sia per quanto riguarda il trattamento che lo scambio dei dati.
A ciò il decreto aggiunge anche una norma molto discutibile che riguarda il PNRR, limitando a 30 giorni la finestra temporale entro la quale il Garante deve esprimersi sui tantissimi progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Infine, a lasciare molto perplessi è l’abolizione della possibilità per il Garante di intervenire a monte per correggere il trattamento di dati ad alto rischio.
Sicurezza, efficienza dei processi amministrativi e tutela della privacy dei cittadini vanno bilanciati con estrema attenzione, soprattutto in una fase storica di profondo sviluppo tecnologico dove i nostri dati rischiano di essere manipolati da Intelligenze artificiali e troppo spesso ceduti senza grossi contrappesi a piattaforme social. In questo decreto vanno introdotti i necessari contrappesi per dare fiducia alla transizione digitale che stiamo avviando.