Vigilanza sull’utilizzo dei fondi di ARCUS Spa

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Noi del MoVimento 5 Stelle siamo molto rammaricati del fatto che gli emendamenti presentati in Commissione a firma Centemero abbiano riesumato questo carrozzone che il decreto sulla spending review del Governo Monti, in un sorprendente, quanto rarissimo, momento di lucidità mentale e di contatto con la realtà, aveva messo in liquidazione a partire dal 1o gennaio 2014.

Si tratta appunto di un carrozzone, perché questo è, e siamo convinti che sicuramente rientri nei tanti provvedimenti a cui si riferiva l’onorevole Rosato e che milioni di italiani aspettano, sicuramente. Ma andiamo avanti. Quale motivo – ci chiediamo –, ma soprattutto quale necessità economica per resuscitare una società immischiata in affari non molto chiari e in un utilizzo di fondi pubblici in maniera scriteriata, quanto meno poco trasparente? Già in diverse occasioni la Corte dei conti ha avuto modo di denunciare come la ARCUS si sia trasformata in una vera e propria agenzia ministeriale per il finanziamento di interventi spesso non ispirati ai principi di imparzialità e trasparenza. In effetti, da quanto si evince dalla relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria di ARCUS relativa all’anno 2010, resta ferma – cito – l’esigenza che le scelte sui progetti siano precedute dalla fissazione di idonei criteri di autolimitazione e da adeguati procedimenti di garanzia. Va anzi ribadito che appare indispensabile l’anticipata definizione di un compiuto ed ampio proprio percorso programmatorio che coinvolga i diversi livelli di Governo e i principali attori del settore sul territorio, e che comunque sia posto fine a fenomeni di eccessiva frammentazione degli stanziamenti e di iniziative sostitutive o integrative di quelle ordinarie ministeriali.

Non sappiamo, dunque, cosa abbia spinto la maggioranza a dissotterrare questa società. Quel che sappiamo è che casualmente fu una creatura dell’ex Ministro Urbani (Governo Berlusconi III), appositamente creata per avere mano libera su denari e finanziamenti relativi ai fondi sulle grandi opere culturali.
Quel che sappiamo è che i fondi assegnati a questa società sono utilizzati senza rispettare nessun limite predeterminato, con mancanza di un reale controllo, oltre per un assenza di totale di programmazione efficace ed efficiente.
Quel che sappiamo è che se questi soldi venissero gestiti direttamente dal Mibac avremmo un consistente risparmio ed una maggiore trasparenza sull’utilizzo dei fondi, questo chiedevamo nei nostri emendamenti. Pensate che solo per l’affitto della sede in via Barberini, qui vicino, un elegante ufficio di 350 metri quadrati, risultano necessari circa 175 mila euro l’anno oppure, ad esempio, che per un organico di circa 10 persone esiste un CdA composto da sette membri con prebende da parecchie decine di migliaia di euro. Come se il Ministero dei beni culturali non avesse personale e uffici adeguati a svolgere le funzioni affidate a questa struttura. Il Mibac ce l’ha queste strutture, e allora perché non le utilizziamo? È questo che mi chiedo.
  
Allora, chiedo: siete consci di aver rimesso in piedi una società che è stata commissariata nel 2007? Siete consapevoli che ARCUS è stata coinvolta direttamente nell’inchiesta sul G8 e la «cricca» degli appalti? Forse ne siete a conoscenza? Non lo sappiamo; forse lo sapete, chi lo sa? Ma noi vogliamo segnalare e portare a conoscenza di questa Aula, ma soprattutto dell’opinione pubblica e dei cittadini che sono a casa e che ci seguono, alcune «chicche» di questo «braccio destro» dei gabinetti dei ministeri.

Vogliamo ricordare alcuni episodi? Ad esempio il fatto che il palazzo di Propaganda Fide, palazzo extraterritoriale del Vaticano, ha ricevuto 2,5 milioni una tantum – per citare un funzionario del palazzo, intervistato a Presa Diretta, a questo si riferisce –. Oppure, ancora, gli 1,5 milioni di euro per ristrutturare l’affascinante Villa Mansi di Capannori, provincia di Lucca, di proprietà privata. E che dire infine di rifinanziamenti ad capocchiam erogati al Dipartimento di archeologia dell’università di Padova, alla fondazione Aquileia e alla Scuola archeologica di Atene? Sapete quale importante persona è legata a questi tre enti? Eh, beh, la sorella del senatore Ghedini, guarda caso avvocato del vero padrone di questo Governo e mente della nascita di questa società. E, casualmente, la signora in questione, tra il 2003 e il 2006, è stata consigliere di ARCUS Spa… Ebbene, abbiamo visto come tutta questa società venga gestita. Pertanto, chiediamo appunto che ci sia sicuramente più trasparenza nella gestione di questi fondi e questo si auspicano i cittadini, si auspica il MoVimento 5 Stelle.

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    Annalisa

    Va bene la vigilanza sugli sprechi di fondi pubblici, ma occorre anche fare molta attenzione a non “sparare nel mucchio” e a non trascinare nel fango istituzioni prestigiose quale è la Scuola Archeologica Italiana di Atene, non certo un ente privato ma un organismo pubblico autonomo sottoposto alla vigilanza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (cf. http://www.scuoladiatene.it ). Cercate di studiare meglio gli argomenti dei vostri interventi in Parlamento e di verificare i soggetti che citate. Grazie

  2. galloluigi
    galloluigi

    La segnalazione sulla Scuola Archeologica Italiana di Atene, se rileggi il testo, è precisa e circoscritta

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