La didattica a distanza per una parte di studenti non è mai partita. Come recuperare?
Il dato di partenza è che l’Italia eredita un quadro di diseguaglianze gravi in termini di povertà educativa e culturale e, in una fase di emergenza, il ministro dell’Istruzione ha lavorato in tempi record per potenziare la didattica a distanza stanziando risorse pari a 165 milioni di euro per garantire connessione, PC e tablet per gli studenti che ne erano sprovvisti. Se molto è stato fatto, in base al monitoraggio del Miur sappiamo che il 6% degli alunni è rimasto escluso e ciò non possiamo permetterlo soprattutto se pensiamo che per Save The Children 1 milione di bambini in più oggi rischiano di scivolare nella povertà assoluta, andandosi così ad aggiungere agli attuali 1,2 milioni di minori attualmente certificati in condizioni di povertà assoluta. Non solo poveri ma anche realtà in cui i genitori sono assenti, con il rischio di percorsi di devianza, abbandono o isolamento. Per questo è necessario immaginare patti di comunità locali con un grande protagonismo dei sindaci e degli assistenti sociali locali che possono avvalersi del monitoraggio delle scuole e costruire da subito dei protocolli di sicurezza per usare eventuali spazi della scuola in modo che si possa riprendere, anche con personale esterno, il dialogo educativo e didattico con chi vive un black-out da mesi con la stessa forza con cui il governo prova a far partire un piano per l’infanzia con i centri estivi.
Se a settembre si ripartisse con la didattica a distanza, cosa mettere in campo?
Bisognerà intervenire per cancellare le classi pollaio e strutturare una nuova organizzazione degli spazi, anche esterni alla scuola, e degli orari costruendo protocolli di sicurezza su cui Ministro, sindacati e comitato tecnico scientifico sono a lavoro. In quest’ottica abbiamo presentato come M5S una modifica al decreto scuola. Al governo, nella sua interezza, al ministro dell’economia e al presidente Conte chiediamo investimenti per la scuola anche con personale aggiuntivo per poter vincere la sfida di non lasciare indietro nessuno nella scuola.
Nel decreto sulla scuola ancora una volta quella paritaria potrebbe essere dimenticata. Come commissione pensate di far sentire la propria voce per evitare questa discriminazione tra gli alunni?
So benissimo che in molte parti del Paese, in interi Comuni la scuola paritaria svolge un ruolo indispensabile, specialmente per i bambini nella fascia 0-6, perché rappresenta l’unica agenzia educativa. So anche che il Paese è rimasto indietro in investimenti per aprire nuovi asili nido comunali ed abbiamo stanziato un fondo pluriennale (dal 2021 al 2034) per 2,5 miliardi di euro per raggiungere i Comuni che non hanno mai avuto servizi per l’infanzia. In questo momento molte famiglie ci segnalano che hanno dovuto continuare a pagare le rette alle scuole anche durante questa emergenza e trovo che sia giusto aiutare gli alunni di queste famiglie che hanno difficoltà economiche.
Pensa che il decreto Rilancio debba prevedere fondi anche per le paritarie?
Come Commissione abbiamo chiesto attenzione per il segmento 0-6 che è un servizio essenziale
E per quello successivo?
Bene lo sblocco dei fondi ordinari. Spetta al governo fissare le priorità d’intervento nell’emergenza che colpisce tutti