Con il contributo dei super ricchi possiamo distribuire nuove risorse per le scuole. La mia intervista per ANSA

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I dati Inps confermano che, ancora di più oggi con la pandemia, il reddito è necessario, il nuovo ministro del Lavoro lo ha sottolineato come pure il ministro Carfagna. Ora è necessario rafforzarlo, soprattutto guardando alla crescita educativa e alle competenze dei percettori.

Il problema del Mezzogiorno lo abbiamo rimosso dalla comunicazione ma nella realtà e in sostanza è sempre rimasto in vita. Oggi tocca a noi dare delle risposte di emergenza, affrontando anche la povertà minorile su cui ho una forte sensibilità, tanti docenti e assistenti sociali mi mostrano l’esplosione di fenomeni di disagio anche sulla pelle dei bambini. Serve costruire una prospettiva diversa anche sulle politiche scolastiche e di sviluppo, ci vuole una nuova capacità progettuale, perché non averla nella pubblica amministrazione significa non cogliere risorse che stanno arrivando, anche solo quelle governative, su rigenerazione, dissesto idrogeologico, mobilità green.

E’ necessario agganciare una risposta educativa per i minori a rischio e il reddito ci dà una mappatura di quali sono le famiglie con minori in disagio. L’ultima relazione parla di 700.000 minori in difficoltà che percepiscono il reddito in Italia. Possiamo rafforzare i bilanci delle scuole e quelle che hanno una platea più vasta possono quindi costruire dei percorsi individualizzate. Si può fare con una patrimoniale per super ricchi di cui ha parlato anche Beppe Grillo, prendendo da 3000 persone anche dieci miliardi di gettito, anche una tantum.

La formazione è al centro anche per gli adulti: In una seconda proposta c’è l’acquisizione di titoli di studio a chi percepisce il reddito. Il Pnrr punta molto sulle nuove abilità e competenze e potremmo fare in modo che chi percepisce il reddito acquisisca un titolo di studio per professionalizzarsi di più. La terza proposta riguarda progetti di impiego dei percettori: pochi Comuni si sono attivati e quindi al vaglio c’è studio di progetti nazionali, come servizio civile. Così i Comuni che non sono riusciti a far partire in proprio i progetti possono avviarli in ambito ambientale, di pubblica amministrazione.